Il valore e le potenzialità dell’intesa tra Regioni

Messe le basi per una gestione unitaria di straordinarie risorse ambientali

Il futuro dei parchi, così incerto quanto a risorse e considerazione ai diversi livelli di governo, dipende molto dalla capacità che essi avranno di interpretare il loro ruolo e di non separarsi dall'assetto istituzionale più complessivo, del resto anch'esso in tensione. Partendo da una premessa: la parola 'Parco' ha ancora, e forse sempre più, una valenza positiva; è una forza dinamica, il capitale fisso di una possibile più alta qualità del vivere.

Per l'Italia poi, l'insieme dei parchi regionali e nazionali è un patrimonio importante. Basti riflettere sul fatto che tutti i 'made in Italy', vecchi e nuovi, hanno nel territorio e nel paesaggio un indispensabile supporto di appeal. Eppure, se ai più questo elemento non è affatto chiaro, deve esserci una ragione. Che potrebbe stare nella necessità di ripensare e ricollocare le politiche territoriali che i parchi devono progettare, animare e contribuire a realizzare. Insomma, i parchi devono guardarsi in casa e devono farlo insieme ai Comuni, alle Province e alle Regioni, non tanto per chiedere più soldi, quanto per proporsi come agenti di ricerca e sviluppo della complessiva qualità territoriale, ambientale ed economica.

In questo senso le 'politiche di sistema', introdotte dalla legge 426 nel lontano 1998 e richiamate in numerose leggi regionali, non sono certamente un 'di più', ma sono una necessità urgente e inderogabile per rilanciare, nonostante la forte contrazione delle risorse disponibili, i parchi e la concezione che sta alla base della loro creazione. E per superare quella indubbia loro frantumazione che, insieme a una miriade di "buone pratiche", produce una sensazione di dispersione, se non di pura testimonianza.

Del resto, proprio dai Parchi è venuta una spinta ad andare oltre i loro tradizionali mestieri. Dal loro stimolo a fare della conservazione un elemento essenziale della competizione potranno trovare un nuovo protagonismo le Province e i Comuni. Ci sono esperienze d'eccellenza da mettere a frutto, come quella delle Cinque Terre che ha rappresentato e continuerà ad essere – quale che sia l'esito della triste vicenda in corso - uno dei pochi successi nazionali sul fronte della buona gestione territoriale combinata con il marketing territoriale e turistico. Ci sono complementarietà e alleanze territoriali da scoprire e rafforzare. Ci sono confini non amministrativi ma culturali e soprattutto di governo da riscrivere.

Acquista alla luce di ciò un grande valore - nazionale, interregionale, locale - l'intesa stipulata tra le tre Regioni Emilia Romagna, Toscana e Liguria che per la prima volta prende in considerazione il  territorio tra le province di La Spezia e Pisa, Parma e Modena in quel tratto d'Appennino tra Val Padana e Mediterraneo. Una terra di confine tra due climi, tra storie spesso separate, tra più culture, più cucine, più sapori, più paesaggi, naturali ed umani. A ben guardare: confine tra eccellenze artistiche e alimentari, ambientali e paesistiche, produttive e istituzionali. E con tanti parchi (nel raggio di 70 km, 3 nazionali e 6 regionali) che non sono lì per caso, ognuno con una o più ragioni di essere, tutti d'accordo a lavorare insieme, come hanno essi stessi stabilito già tre anni fa.

L'intesa tra le tre Regioni apre una prospettiva molto ampia: quella di un distretto della soft economy (e ora anche di green economy): un nuovo tipo di distretto delle qualità italiane, dove tanti operatori e settori di piccola industria, artigianato, commercio, servizi alla persona, possono sinergicamente rafforzarsi, lanciando decisamente nuovi prodotti e nuovi turismi di vicinato e internazionali.

Per far vivere questa prospettiva occorrono idee giovani, approcci innovativi, esperienze solide. Nei Parchi c'è tutto questo e in più c'è entusiasmo unito (ancora, per ora) a snellezza e flessibilità. Nelle Regioni, come l'intesa dimostra, permane una forza che accompagna lungimiranza e saggezza di governo. Nei Comuni e nelle Province ci sono gruppi dirigenti che non possono ignorare la prova e rinunciare alla  ricerca di nuove strade per l'affermazione dell'autonomismo e dell'interesse locale.

A partire dal contesto previsto dal protocollo delle Regioni, si può tentare di insediare una cabina di regia – o meglio un motore della ricerca e dello sviluppo - non aggiuntivo o sovrapposto rispetto alle politiche territoriali in atto  - ma utile ad una loro ridefinizione reciproca e dinamica, per liberare la forza presente in territori ritenuti marginali e ingiustamente sottovalutati.

 
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Un parco tra Europa e Mediterraneo

L'Appennino che si innalza tra il mare di Toscana e la pianura dell'Emilia, respira le arie dell'Europa e quelle del Mediterraneo.
Il Crinale corre sul filo dei 2000 metri.
È un sentiero, sospeso tra due mondi che nelle 4 stagioni cambiano, ribaltano e rigenerano i colori, le emozioni, i profumi e le prospettive.
Si concentra qui gran parte della biodiversità italiana favorita dalla contiguità della zone climatiche europea e mediterranea.
Oggi sempre di più sono turisti ed escursionisti, con gli scarponi, con i bastoni, con le ciaspole o i ramponi, con gli sci e con le biciclette. Ognuno può scegliere il modo di esplorare questo mondo, da sempre abitato e vissuto a stretto contatto con la natura e le stagioni che dettano ogni giorno un'agenda diversa.

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