Emigrazione d'Appennino, da perdita a risorsa

di Fausto Giovanelli

L'insediamento della nuova Consulta regionale dell'emigrazione nella Sala del Tricolore a Reggio spinge a sottolineare che c'è una parte del territorio che all'emigrazione ha pagato e sta tuttora pagando un prezzo altissimo, ma anche che - cosa molto meno nota - l'emigrazione del passato può essere una risorsa per il futuro.

Per l'Appennino e per il crinale l'emigrazione non è solo storia. È una mancanza, un'assenza vissuta nel presente, quasi una dimensione esistenziale - conscia e inconscia -di chi é rimasto. Nell'anno solare dei borghi d'Appennino i giorni più intensi, quelli della vita e dell'allegria di comunità, sono quelli di agosto, del ritorno degli emigrati. Sono i giorni in cui la popolazione presente - come per miracolo- passa dalle poche unità alle centinaia. Per questo dall'Appennino e all'Appennino sull'emigrazione deve essere data un'attenzione più grande: perché è una grande perdita, ma anche un giacimento di risorse di inestimabile valore. Una ferita storica non può essere cancellata, ma può essere oggi "sfruttata", per il presente e il futuro, in termini di opportunità. Come fonte di risorse umane affettivamente motivate e parzialmente utilizzabili, come potenziale di investimenti per la manutenzione e il recupero del patrimonio edilizio e rurale, di iniziativa imprenditoriale, di opportunità di marketing turistico e dei prodotti tipici, come target turistico esclusivo.

Su tutto ciò interviene concretamente il progetto 'Parco nel Mondo' già concretamente operativo con la fattiva collaborazione della Comunità montana della Garfagnana. Si stanno sviluppando "cittadinanze affettive" come ampliamento organizzato delle comunità locali, e si sta creando una rete di giovani "ambasciatori" dell'Appennino presso le più grandi comunità italiane all'estero. La possibilità che, da progetto pilota, Parco nel Mondo diventi una via concreta per la rinascita demografica e umana dell' Appennino è reale e concreta. Dipende da un solo fatto: che divenga una costante delle politiche culturali dei Comuni e del loro "normale" operare.

In un contesto di necessaria riduzione delle risorse finanziarie diventa indispensabile fare ricorso alle risorse umane più importanti: intelligenza e affettività. C'è un senso di comunità, non disperso nei borghi del crinale, che non è giusto far vivere solo al passato, nei giorni della memoria o nei funerali. Va acceso ogni giorno rivolgendolo al futuro, con le cooperative paese e con il contatto più costante con i tanti affezionati all'Appennino, che vivono nelle città e in altri paesi del mondo. Tenere acceso questo senso di comunità non è impossibile e non costa molto. Se diventerà una costante dell'agire dei Comuni insieme al Parco può diventare una grande opportunità e una grande forza. La situazione sociale del crinale dell'Appennino ne ha bisogno.   

 
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Un parco tra Europa e Mediterraneo

L'Appennino che si innalza tra il mare di Toscana e la pianura dell'Emilia, respira le arie dell'Europa e quelle del Mediterraneo.
Il Crinale corre sul filo dei 2000 metri.
È un sentiero, sospeso tra due mondi che nelle 4 stagioni cambiano, ribaltano e rigenerano i colori, le emozioni, i profumi e le prospettive.
Si concentra qui gran parte della biodiversità italiana favorita dalla contiguità della zone climatiche europea e mediterranea.
Oggi sempre di più sono turisti ed escursionisti, con gli scarponi, con i bastoni, con le ciaspole o i ramponi, con gli sci e con le biciclette. Ognuno può scegliere il modo di esplorare questo mondo, da sempre abitato e vissuto a stretto contatto con la natura e le stagioni che dettano ogni giorno un'agenda diversa.

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