MaB UNESCO

Il Programma MaB – Man and the Biosphere è stato lanciato dall’UNESCO nel 1971, con lo scopo di migliorare il rapporto tra uomo e ambiente e ridurre la perdita di biodiversità attraverso programmi di ricerca e capacity-building.

Il programma ha portato al riconoscimento, da parte dell’UNESCO, delle aree MaB, aree marine e/o terrestri che gli Stati membri s’impegnano a gestire nell’ottica della conservazione delle risorse e dello sviluppo sostenibile, nel pieno coinvolgimento delle comunità locali.

Il Programma MaB fonda le proprie basi in un ambito socio naturalistico, nell’uso razionale e sostenibile e nella conservazione della natura, oltre che nel miglioramento del rapporto complessivo uomo e ambiente.

Attualmente i siti riconosciuti dall’UNESCO all’interno del Programma MaB sono 631, distribuiti in 119 paesi.

MaB UNESCO nel mondo

In Italia invece le aree MaB sono 10 (in ordine di riconoscimento UNESCO):

  1. Circeo, nel Lazio, riconosciuto nel 1977
  2. Collemeluccio-Montedimezzo, in Molise, riconosciuto nel 1977
  3. Miramare, in Friuli Venezia Giulia, riconosciuto nel 1979
  4. Cilento e Vallo di Diano, in Campania, riconosciuto nel 1997
  5. Somma-Vesuvio e Miglio d’Oro, in Campania, riconosciuto nel 1997
  6. Valle del Ticino, tra Lombardia e Piemonte, riconosciuto nel 2002
  7. Arcipelago Toscano, in Toscana, riconosciuto nel 2003
  8. Selva Pisana, in Toscana, riconosciuto nel 2004
  9. Monviso, in Piemonte, riconosciuto nel 2013
  10. Sila, in Calabria, riconosciuto nel 2014

Per quanto riguarda i siti riconosciuti all’interno della Rete Mondiale delle MaB UNESCO, il Programma MaB si impegna a:

  • individuare e valutare i cambiamenti nella biosfera come risultati delle attività antropiche e naturali e gli effetti di questi cambiamenti su uomo e ambiente, in particolare nel contesto dei cambiamenti climatici;
  • studiare e confrontare le interrelazioni dinamiche tra ecosistemi naturali e quasi naturali ed i processi socio-economici, in particolare nel contesto della perdita accelerata della diversità biologico-culturale con conseguenze inaspettate che influiscono sulla capacità degli ecosistemi di continuare a fornire servizi essenziali per il bene dell’uomo;
  • garantire il benessere umano fondamentale e un ambiente vivibile come motori del cambiamento ambientale in un contesto di rapida urbanizzazione;
  • promuovere lo scambio e il trasferimento di conoscenze sui problemi e le soluzioni ambientali, e per promuovere l’educazione ambientale allo sviluppo sostenibile.