La candidatura del territorio dell’Appennino Tosco Emiliano alla Rete Mondiale MaB UNESCO rappresenta un’opportunità storica.
In questa crisi che non finisce mai e che vede il nostro paese perdere posizioni su posizioni, si potranno aprire prospettive migliori solo con una ripresa di competitività e un’attiva internazionalizzazione dei punti di forza economico-culturali. Ciò vale per l’industria e il manifatturiero e vale ancor di più per le parti più significative dei territori rurali. I dati dimostrano che agroalimentare e turismo oggi contengono le potenzialità più vive di crescita e sviluppo dell’occupazione.
L’Appennino, confine climatico tra Europa e Mediterraneo, è uno scrigno straordinario di biodiversità e ricchezza di paesaggio. Parmigiano Reggiano e Prosciutto di Parma, Lunigiana e Garfagnana sono parole di per sé indicative di aree rurali di alto valore e forte identità.
Ci sono le condizioni perché la certificazione MaB UNESCO non sia soltanto un marchio di prestigio, commerciale e culturale, ma l’abito di gala, giusto e appropriato, di un corpo che davvero ha sostanza di qualità e sa metterla in valore.
Una prima ipotesi, ancora in forma di bozza, propone l’inserimento all’interno dell’area sottoposta a candidatura, di alcuni dei territori dell’Appennino Tosco Emiliano in grado di dare un valore aggiunto, con le propri valori storico culturali e le proprie eccellenze, alla MaB UNESCO:
- Il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, con l’estensione a tutto il territorio dei comuni che ad oggi vi sono ricompresi (compreso quindi anche il territorio comunale che non fa parte del Parco);
- Il Paesaggio Protetto della Collina Reggiana, del quale fanno parte le terre del Parmigiano Reggiano e le Terre di Matilde;
- La Valle dei Cavalieri;
- Le terre del Prosciutto di Parma;
- La Lunigiana;
- La Garfagnana.
Avviare il percorso di candidatura come area MaB UNESCO per il territorio montano e collinare sui due versanti del crinale Tosco Emiliano del Parco Nazionale, significa soprattutto investire nelle motivazioni e nella formazione delle risorse umane, soprattutto dei giovani, per farli rimanere sul territorio e diventare protagonisti di una rinascita sociale ed economica, di un laboratorio di sviluppo sostenibile che, nel segno dell’equilibrio tra uomo e natura, consenta a questo territorio di non subire gli effetti della globalizzazione, ma ne sappia usare le dinamiche per presentarsi al mondo da protagonisti. Sono le risorse umane la prima delle “infrastrutture” e il primo dei “motori” in grado di mettere in valore le risorse naturali, paesaggistiche, culturali e produttive del territorio. Nell’accezione MaB la denominazione “Riserva” non deve far pensare a luoghi chiusi, immutabili e inaccessibili all’uomo e alle sue attività; il termine deve essere inteso nella sua accezione anglosassone, più qualificante, di “patrimonio”, “presidio”, “capitale”. L’area MaB è una cassaforte di risorse umane e naturali, da proteggere perché costituiscono la fonte di ricchezza, che può garantire lo sviluppo sostenibile delle comunità residenti sul territorio ed anche di quelle adiacenti.