Il Parco promotore, con altre istituzioni, di una campagna di disinfestazione per salvare i castagneti secolari dell’Appennino dalla micidiale vespa cinese.
( Sassalbo, 03 Agosto 2011 )I castagneti secolari, icona del nostro Appennino, rappresentano da sempre un patrimonio non solo naturale, ma anche economico. Per secoli il legno è stato sostentamento e merce di scambio tra l’entroterra e la costa, mentre la farina di castagne ha sostituito quella di frumento, soprattutto quando la vita si faceva dura. Per questo la gente d’Appennino da secoli difende i castagni da insidie e parassiti. L’ultima di questi micidiali nemici è la cosiddetta vespa cinese che a sua volta, però, deve fare i conti con il Torymus sinesis, un insetto che attacca esclusivamente le larve della vespa e ne arresta lo sviluppo (parassitoide).
Lo scorso anno il parassitoide è stato diffuso in via sperimentale su un numero limitato di castagneti per verificarne l’efficacia e l’effettiva capacità di adattamento all’ambiente. Lo studio è stato promosso dal Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, del Gal Antico Frignano e Appennino Reggiano, dai Consorzi Fitosanitari di Modena, di Reggio e dell’Emilia Romagna. Quest’anno il Torymus sinesis è stato liberato sui castagneti di Vetto, Villa Minozzo e Carpineti. E proprio a Onfiano di Carpineti, si è svolto un incontro, organizzato dal Gal e dal Consorzio Fitosanitario regionale, dal titolo ‘Nuove strategie di difesa per il controllo delle principali avversità del castagno: vespa cinese, cidie del castagno, cancro e mal dell’inchiostro’.
All’incontro, oltre alle Istituzioni e al Presidente del Parco, Fausto Giovanelli, hanno partecipato ricercatori, specializzati nel controllo biologico, e i castanicoltori, interessati direttamente al problema. Grazie alla ricerca scientifica e alla collaborazione tra tecnici e operatori è possibile che da un danno, quello provocato dalla vespa cinese, possa venire un vantaggio economico: un castagneto di Carpineti, infatti, dal 2009 è diventato una vera e propria “biofabbrica naturale” dove vengono selezionati e allevati i ceppi di Torymus sinesis, impiegati poi come ‘medicina biologica’ contro il parassita dei castagni.