Il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano festeggia la Giornata europea dei Parchi presentandosi alla città di Reggio Emilia; presentandosi nel cuore di Reggio, sia in senso fisico (ai Chiostri di San Pietro), sia in senso metaforico, cioè attraverso le migliaia di “reggiani” che hanno origini, affetti e interessi nell’Appennino. Editore delle eccellenze del paesaggio e della storia, della geografia e dell’economia, della natura e dei prodotti e sapori di Appennino, il Parco nazionale ne presenta questa sera in città immagini e sapori, progetti e protagonisti. Mette a fuoco bellezze sorprendenti e valori preziosi poco conosciuti, facilmente e gratuitamente disponibili a mezz’ora, un’ora, un’ora e mezzo al massimo da Porta Castello.
C’è da scoprire anche la storia viva e attuale delle relazioni in andata e ritorno tra la città e il suo Appennino, attraverso le testimonianze di persone che sono al tempo stesso cittadini di Reggio Emilia e affettivamente cittadini dell’Appennino e del Parco.
Poi venerdì, sabato e domenica prossimi – sempre nei Chiostri – un inedito spettacolo di teatro equestre, ideato da Giovanni Lindo Ferretti porterà un prodotto culturale autentico e autoctono dell’Appennino. Non il cavallo del west che si trova in fiera, ma quello del Ventasso e della Maremma… Non l’immaginario dei cowboys e delle praterie americane, ma quello dei valichi e della storia secolare dell’Appennino. L’invito è per tutti. Ma per quei reggiani che sono originari dell’Appennino l’invito vuol essere ancora più forte. Venite a vedere, a conoscere per fare poi da testimoni/ambasciatori dell’Appennino in città!
Ciò potrà servire per dare a tutti i reggiani un’offerta di giornate spese bene, di consumi intelligenti, salutari, di valore, a portata di mano e a costo zero. E per dare all’alto Appennino qualche opportunità in più di impresa e di lavoro.
Oggi – proprio nella Giornata europea dei parchi- viene da chiedersi che senso ha parlare di parchi, investire su di essi sotto il cielo di piombo della “crisi” che stiamo vivendo, così grave e prevedibilmente così duratura, da rendere la stessa parola “crisi” del tutto inadeguata a descriverla. Con vent’anni di salari fermi al minimo, metà dei giovani senza prospettiva di lavoro, imprenditori preoccupati e addirittura disperati, revisione della spesa (spending review) in vista, politica in panne… Questa domanda appare più che legittima. Ma è legittima e dovuta anche la risposta.
Quello che i parchi tutelano in Europa è un capitale fisso e irrinunciabile: la biodiversità e la natura nel suo intreccio con la cultura e con la storia. E’ oro, oro verde, anche dal punto di vista economico, se si fa la semplice operazione di contare il valore dei servizi offerti dalla natura. I parchi nazionali costano meno di un caffè l’anno per ogni italiano. Sono luoghi di conservazione di beni preziosi, ma anche luoghi di competizione e potenziale competitività italiana. Luoghi di ricerca e sviluppo per stili di vita più sobri, ma comunque ricchi di salubrità e soddisfazioni. Luoghi di avviamento di circuiti economici e di lavoro nuovi e competitivi, da creare attorno alle diffuse e “invidiate” qualità italiane, ai mille made in Italy del paesaggio, dell’autenticità dei prodotti, della capillarità di ricchezza dei beni culturali. E’ questo un made in Italy inimitabile e imbattibile se interpretato con capacità creativa, cultura amministrativa e imprenditoriale.
Nelle crisi ci sono, inevitabili, i problemi. Ci sono anche e sempre da perseguire le opportunità. I parchi, compreso il Parco nazionale d’Appennino, appartengono alle opportunità da esplorare.
(Fausto Giovanelli)