Possa: C’è una bella gioventù innamorata dei nostri monti

( Sassalbo, 12 Luglio 2012 )

Il 10 luglio sul Resto del Carlino di Reggio Emilia è uscito un bell’intervento di Carlo Possa che desideriamo riportare

Un recente week-end al Rifugio del Cai “Cesare Battisti” in occasione dell’Alba sul
Cusna e di un suggestivo concerto sotto le stelle di Mara Redeghieri, mi porta a fare alcune
riflessioni sulla nostra montagna.


Pur considerando alcune condizioni particolari (prati di orchidee ai margini del sentiero,
una notte magica con un cielo stellato impressionante, il pathos della voce di Mara
Redeghieri) ho avuto la certezza che l’alto Appennino reggiano racchiude elementi di
bellezza e di fascino come pochi altri. Dal Passo di Lama Lite, nei pressi del Rifugio
Battisti, lo sguardo spazia all’infinito su valli e montagne incontaminate. In Emilia Romagna, non in Islanda. Ma la stessa realtà la si può toccare con mano nei boschi sopra
Ligonchio, percorrendo i sentieri che fanno da corona a Cerreto Alpi, salendo sul Ventasso,
ammirando l’Appennino dal Passo di Pratizzano, o risalendo l’alta valle della Liocca sotto
l’Alpe di Succiso.


Una montagna fatta di paesaggi perfetti e di potenti sensazioni, come un tramonto al
rifugio Battisti o un alba sul Cusna. A tutto ciò va aggiunto una rete di sentieri e di rifugi
d’alta quota che non ha eguali in tutti gli Appennini, e non solo. Qui si possono praticare
forme di turismo naturali e (come si dice adesso) sostenibili. Sono sicuro che il nostro
crinale ha un potenziale di attrazione enorme (a cui va aggiunto il “brand” del Parco
Nazionale), e non credo che ci sia bisogno di molti studi per dimostrarlo. Molto è stato
fatto per valorizzare questo territorio e il suo potenziale, ma a volte continuo ad avere
l’impressione che il turismo che in questi luoghi si può praticare sia visto come marginale o
residuale. I veri turismi, alla fin fine, sono altri. Qualcuno dice: “Ma è un turismo per
pochi!”. A me non sembra. Potremmo anche fare dei conti: quante persone, per esempio,
lavorano nei week-end o d’estate nei rifugi in quota, o quante auto si incontrano salendo da
Civago verso l’Abetina. Tra un sabato pomeriggio e una domenica mattina solo nella zona
intorno al Rifugio Battisti, sono passate centinaia di escursionisti e appassionati di
mountain-bike. Posso immaginare negli altri rifugi dell’alto crinale. Se a questi
escursionisti aggiungiamo quei turisti che si “accontentano” di una giornata in alta
montagna al Passo di Pradarena o al lago Calamone, raggiungiamo cifre del tutto
ragguardevoli. E va aggiunto che i luoghi più alti del nostro Appennino, a differenza che
sulle Alpi, si possono comodamente frequentare anche fino a novembre. Il problema
semmai è mettere più in relazione il turismo che si può praticare in alta montagna con i
paesi e i borghi ai piedi del crinale. Anche qui esperienze significative ci sono già (come a
Cerreto Alpi o a Succiso), che mettono in evidenza come può esistere (e può crescere) un
turismo naturale anche nei paesi.


Chi erano le persone incontrate in un week-end in alta montagna? Quasi nella totalità
giovani. Senza aver la pretesa di certezze statistiche direi che gli over 50 potevano
rappresentare il 5%, e l’età media la posizionerei tra i 30 e i 35 anni. Mi sembra un dato
molto significativo. Forse si può sfatare il luogo comune che i giovani vanno al mare e i
vecchi in montagna. In più erano giovani tutti ben attrezzati per percorrere i sentieri
dell’alta montagna, e che davano l’idea di essere lì non per caso. D’altra parte oggi sono
prevalentemente giovani coloro che frequentano i corsi di alpinismo o di escursionismo del
Cai. Penso sia bello sapere che esiste una “bella gioventù” che ama frequentare la nostra
montagna, praticando attività naturali, e avendo il Cusna come “grande fratello”.


Lo staff del Parco Nazionale ringrazia il quotidiano Il Resto del Carlino di Reggio Emilia e, chiaramente, Carlo Possa.
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Un parco tra Europa e Mediterraneo

L'Appennino che si innalza tra il mare di Toscana e la pianura dell'Emilia, respira le arie dell'Europa e quelle del Mediterraneo.
Il Crinale corre sul filo dei 2000 metri.
È un sentiero, sospeso tra due mondi che nelle 4 stagioni cambiano, ribaltano e rigenerano i colori, le emozioni, i profumi e le prospettive.
Si concentra qui gran parte della biodiversità italiana favorita dalla contiguità della zone climatiche europea e mediterranea.
Oggi sempre di più sono turisti ed escursionisti, con gli scarponi, con i bastoni, con le ciaspole o i ramponi, con gli sci e con le biciclette. Ognuno può scegliere il modo di esplorare questo mondo, da sempre abitato e vissuto a stretto contatto con la natura e le stagioni che dettano ogni giorno un'agenda diversa.

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