Fare artistico da compiere come un cammino
( Sassalbo, 02 Agosto 2012 )ArteUmanze riprende il percorso avviato nel 2011 lungo “sentieri di umana natura”.
Stessa filosofia: “(...) una collettivo nell’estate da giugno a settembre in un mosaico di luoghi che sono altrettante storie da raccontare, di popoli passati e magie da riscoprire (...) artisti a chilometri zero scelti tra quelli che vivono in montagna, scrittori e poeti, scultori, fotografi e
musicisti (...)” Il percorso si amplia lungo nuovi sentieri: da Carpineti e Casina ai Comuni del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano: Castelnovo ne’ Monti, Villa Minozzo, Ramiseto, Busana, Collagna. Alla scoperta e alla riscoperta di flora e fauna; in posti suggestivi quali il lago Calamone e il lago Pranda, Nasseta; tra architetture vegetali come i faggi del Ventasso, orti, pagliai, cataste di legna, con momenti di gloria persino per il letame e il rastrello.
Inquadrando architetture naturali come la Pietra di Bismantova; ‘contaminando’ siti architettonici come la Pieve di Castelnovo ne’ Monti, il Fortino della Sparavalle, il complesso di S. Vitale, la chiesa di Pianzo, fino a stalle abbandonate ma vive; recuperando architetture di parole: storie, poesie, fole, leggende.
Gli artisti con grande fantasia e libertà si agganciano alle caratteristiche naturali e alla storia dei luoghi, dialogando e giocando con essi attraverso materiali, luci, suoni e rumori naturali. L’uomo non è il protagonista unico e tanto meno il padrone della Terra. I battistrada di Arteumanze vogliono invitare a rallentare il passo, ad allargare l’orizzonte del proprio sguardo per metterci in condizione di vedere quanto ci circonda, di ascoltare e comprendere il linguaggio del piccolo e del grande, dell’uguale e del diverso, del noto e dello sconosciuto, del naturale e dell’umano. Mettono in campo (e in bosco, ma anche in stalla e in stella) l’intera gamma dei linguaggi dell’arte e tutte le declinazioni della parola, tra scienza e storia, tra citazione colta e gioco, tra ironia e autoironia.
La grande mostra a cielo aperto ha una data di apertura ma non di chiusura vera e propria: tutto verrà lasciato sui luoghi di installazione perché i materiali usati ritornino con i loro tempi alla natura dalla quale sono stati presi a prestito. Fotografie e audiovisivi potranno aiutarci a conservarne ricordi e tracce. Ma i più duraturi saranno quelli rimasti impressi in chi incrocerà i sentieri di Arteumanze. Che vuole essere viaggio serio e curioso, profondo e divertente, momento non di raccolta ma di semina. Queste alcune delle sue scommesse.
Contributo di Francesco Genitoni