Federparchi verso gli Stati generali delle Aree Protette

( Sassalbo, 31 Gennaio 2013 )

Il 16% dei turisti che ogni anno visitano il nostro Paese, scelgono come meta le Aree Protette: sono oltre 30 milioni i visitatori e 160 milioni le presenze registrate. Un comparto importante anche per il peso sull’occupazione:  in Europa circa il 17% dei posti di lavoro attuali è più o meno direttamente collegato alle risorse ambientali.  Un’economia ecologica o green economy, oramai unanimemente indicata come la sola strada utile a dare un  futuro  dignitoso  all’umanità. E al cui pieno raggiungimento contribuiscono in maniera fondamentale anche le Aree Protette. 

Partendo da questi numeri la Federazione italiana dei Parchi e delle Aree Protette – Federparchi – sta preparando la sua piattaforma che sarà presentata ai prossimi Stati generali (prima dell’estate 2013). In vista di questo evento, nei giorni scorsi, si è svolto a Roma il convegno dal titolo ‘Parchi, proposte e alleanze’. Obiettivo dell’incontro fare il punto della situazione, avanzare proposte agli interlocutori politici e tessere alleanze. Ne è uscito fuori un documento politico e programmatico che fotografa l’esistente e prova a indicare alcune strade. 

I rappresentanti di Parchi e Aree Protette, in sostanza, hanno sottolineato che c’è un processo di riforma della legge 394 del 1991 – la legge quadro sulle aree protette – in avanzata fase di approvazione (il disegno di legge di riforma sta trovando convergenze nella Commissione Ambiente del Senato), verso cui tutti nutrono una serie di aspettative: una disciplina più organica di tutta la materia; strumenti di programmazione e di concertazione tra i diversi livelli di governance del sistema; una nuova definizione del ruolo di vigilanza esercitato dal ministero dell’ambiente. In particolare, al titolare del dicastero, i rappresentanti dei Parchi avanzano la richiesta di “convocare la 3° Conferenza nazionale sulle aree naturali protette”, alla luce del fatto che sono trascorsi oltre 10 anni dalla seconda Conferenza (Torino 2002) e che da allora è progressivamente iniziato un vero e proprio “appannamento nell’attenzione delle istituzioni statali e regionali verso le aree protette insieme alla graduale sottrazione di risorse a  favore delle politiche per la valorizzazione del nostro  patrimonio naturale”. 

«Il  tema - spiega il presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri - è come mettere in gioco i cosiddetti beni pubblici, facendolo  secondo l’interesse generale e per il futuro benessere sostenibile delle nostre comunità. Per farlo occorre uscire fuori dalla mera logica della conservazione e puntare ad aprirsi al contesto sociale e territoriale che le circonda e di cui sono parte attiva e  pregiata».  

Le basi sono “desettorializzazione” accompagnata da “partecipazione”. «I  parchi – argomenta Fabio Renzi della Fondazione per le Qualità Italiane – devono aprirsi ai territori, essere  più  aperti  alla  partecipazione  delle popolazioni residenti oltre che più inclusivi e attenti alle ragioni poste dai tanti portatori di interesse che sono, per la gran parte, potenziali alleati». Mentre Antonio Nicoletti, responsabile aree protette Legambiente ha dichiarato: »Una green-economy basata sulle potenzialità dei Parchi è una chiave straordinaria per attrarre investimenti nelle aree interne, che coincidono in gran parte con la rete delle aree protette marine e terrestri, e per rilanciare l’economia locale». 

Ai rappresentanti politici Federparchi ricorda che una legge potrebbe non essere sufficiente, se manca poi una visione complessiva che metta a sistema tutte le risorse di cui il Paese dispone, e tra queste, per il loro carattere di rarità e di irriproducibilità, quelle naturali e culturali. Il problema del paesaggio è anche un problema culturale, dunque educativo. A questo proposito, il dibattito scaturito dal convegno ha ripreso la proposta lanciata, alcuni giorni fa, sul Corriere della Sera da Galli della Loggia sulla creazione di un unico ministero della Cultura e dell’Ambiente in grado di rompere le chiusure corporative e fondere le strutture in un unico organismo capace di difendere, conservare e valorizzare al massimo i due elementi fondati della identità nazionale del nostro Paese.  

 «Una sottovalutazione storica del mondo dei Parchi, ci ha portati a pagare un prezzo alto in termini di competitività e di indebolimento nel contesto territoriale – ha affermato nel suo intervento Renato Grimaldi, direzione generale per la Protezione della natura e del mare del Ministero dell’Ambiente - che indebolisce il nesso tra aree protette e popolazioni circostanti». Per rinsaldare questi rapporti vi è la proposta di suggellare un accordo strategico per le aree protette, tra Anci e Federparchi, anche in considerazione del fatto che molti Comuni, territorialmente interessati dalle aree protette, in questi ultimi anni, hanno accresciuto il loro impegno ed il loro coinvolgimento attivo, soprattutto a favore delle aree protette regionali.

La nota conclusiva di Federparchi sottolinea che la convocazione degli Stati generali debba assolutamente passare attraverso il più ampio coinvolgimento degli “attori pubblici economici e sociali, e degli stessi parchi, in una discussione sulla natura, le strategie, e gli obiettivi delle aree protette”. Gli obiettivi messi nero su bianco nel documento programmatico sostengono: “Le aree protette sono straordinari  strumenti  di tutela della natura e dei moderni organismi per la  gestione integrata e sostenibile del territorio a condizione che nei fatti siano capaci  di  affermare  questo  ruolo  e,  soprattutto,  che  riescano  ad  accreditarsi positivamente nei confronti dei  livelli istituzionali elettivi e delle forze economiche e sociali che operano nei territori interessati”.
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