L’Italia è “Belpaese” per i suoi monumenti e città d’arte, così come per lo straordinario intreccio di geografia e di storia e quindi di natura e cultura ,che ne ha generato la ricchezza di paesaggio.
L’articolo 9 della Costituzione della Repubblica ha saputo intrecciare in modo lungimirante ed elevare inscindibilmente entrambi questi valori a principio fondamentale.
Nel tempo l’Italia ha acquisito e consolidato un primatointernazionale per quanto riguarda il patrimonio storico, artistico e architettonico. Le nostre città d’arte sono indiscutibilmente un punto d’eccellenza e di valore riconosciuto e visitato da tutto il mondo.
Non si può dire che ciò sia avvenuto nella stessa misura per quanto riguarda il nostro patrimonio di natura, biodiversità e paesaggio.
La politica, la legislazione e la cultura italiana si sono da tempo attrezzate per riconoscere e tutelare il patrimonio artistico e i centri storici. Solo più tardi, e già nel culmine dello sviluppo industriale è emerso, con il valore dell’ambiente, il tema della tutela e della qualità del territorio.
Datano dal 1939 le fondamentali leggi Bottai ed è da tempo operante il Ministero dei Beni culturali. Solo dalla metà degli anni ’80 è attiva la Legge Galasso ed è istituito il Ministero dell’Ambiente e del Territorio. Solo dal ’91 è approvata e attiva una legge organica sulle aree protette. Ancora oggi tra ambiente, aree protette e paesaggio permangono separazioni concettuali e a volte aperte quanto insensate contrapposizioni e parallelismi in termini di politiche, di competenze e governance.
Sarebbe del tutto naturale e coerente con lo spirito della Carta costituzionale considerare parchi e aree protette come terreni privilegiati e prioritari della tutela del capitale naturale e culturale e quindi delle politiche del paesaggio. La storia politica concreta dell’Italia, le sue discrasie temporali e concettuali rispetto ai fondamenti costituzionali si sono riflettute anche nel rapporto fra l’Italia e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione , la Scienza e la Cultura.
Sono moltissimi, ben 49, i siti italiani catalogati come patrimonio dell’umanità.
Sono relativamente pochi - 9 - e forse non adeguatamente valorizzati i siti iscritti alla Rete UNESCO delle Riserve dellaBiosfera, che pure è diffusa e ricchissima a livello mondiale e soprattutto è la più congrua per una valorizzazione internazionale dei paesaggi, dei sistemi naturali e territoriali, del patrimonio di aree protette nazionale e regionali di cui l’Italia dispone.
La scelta del Ministero dell’Ambiente di impegnare e candidare una parte della rete dei parchi nazionali e regionali all’iscrizione alla rete mondiale MAB UNESCO è un passo importante e decisivo che va a colmare questo “ritardo” e apre finalmente aduna internazionalizzazione attiva, impegnativa e competitiva del sistema delle aree protette italiane ormai cresciuto sotto la spinta della legge 394/91 e – va sottolineato- delle integrazioni della legge 426/98 che ha aggiunto la tutela dell’identità culturale e territoriale, i valori storici, antropologici e culturali alle finalità fondamentali dei parchi italiani.
La rete MAB UNESCO pare effettivamente richiedere e riflettere i principi delle nostre leggi 394 e 426 , nell’obiettivo dichiarato di proteggere i sistemi naturali e la biodiversità e la diversità culturale, e al tempo stesso sperimentare e realizzare idee innovative per lo sviluppo sostenibile.
La stessa articolazione delle riserve MAB in aree core, buffer etransition è davvero vicinissima all’impianto culturale e persino amministrativo delle aree protette italiane.
Oggi dunque, a più di vent’anni dalla Legge quadro i parchi italiani, innanzitutto i parchi nazionali, sono chiamati a un passo ulteriore: quello di confrontarsi e misurarsi costantemente all’interno di una rete internazionale, quello di portare in modo attivo a livello globale le peculiarità e le eccellenze del territorio rurale italiano che, proprio per la nostra storia e geografia, non è affatto generica ruralità residuale rispetto ai poli dello sviluppo;è piuttosto l’editore ed il teatro di produzioni, paesaggi, saperi e modalità insediative assolutamente originali, speciali e spesso di riconosciuta qualità.
Proprio per la crisi e la stagnazione senza precedenti che investono l’Europa e ancor più acutamente l’Italia, è assolutamente essenziale che le aree protette che coprono ormai una quota rilevante del territorio nazionale non si rinchiudanosulla difensiva, nel presidio delle proprie funzioni e delle proprie scarse risorse finanziarie, ma concorrano, nel proprio ruolo nazionale, ad affrontare la sfida della globalizzazione in modo attivo, esaltando innanzitutto la conoscenza, la creatività e le risorse umane che sono fondamentali ancor più delle risorse finanziarie per dare personalità, identità e competitività ai territori rurali italiani individuati come parchi nazionali.
La stessa tradizionale visione dei parchi italiani, di tutela attiva della biodiversità, può trarre ossigeno e nuovo slancio progettuale dall’immersione e dal confronto in una rete UNESCO, ritrovando non solo mercato e appeal internazionale ma anche interne motivazioni, stimoli e opportunità di innovazione e creatività.
UNESCO è per definizione agenzia di educazione, scienza e cultura, cioè agenzia di potenziamento del capitale umano e della conoscenza. Questo è esattamente ciò di cui hanno bisogno in questa fase parchi e organismi di gestione delle aree protette per uscire da ogni autoreferenza e illusione di autosufficienza, per diventare di più parte autentica della cultura materiale condivisa dalle comunità insediate: una sorta di “fattore 4” dello sviluppo sostenibile , motore del fare innovazione e qualità oltre le funzioni di controllo e presidio degli equilibri territoriali.
I processi di studio e l’iter di candidatura per la rete MAB UNESCO è altresì un’opportunità di migliore integrazione dei parchi con le strategie territoriali d’area più vasta. I passaggi obbligati dell’iter di candidatura sono incentivo e talvolta obbligo a misurarsi con territori più ampi, a rafforzare con la concertazione e condivisione proattiva i piani territoriali e i programmi per lo sviluppo economico e sociale che , così come sono, sono obiettivamente appesantiti nei tempi e nella concretezza e possono vivere solo se sostenuti da liberi e autentici patti territoriali e forme di governance più autenticamente collaborative.
In secondo luogo i processi di costruzione di nuove candidature così come quelli di gestione delle aree già registrate, potranno implementare interazioni, collaborazioni e integrazioni più intense e strette con gli operatori privati dell’agricoltura, del turismo e dei servizi, con singole imprese, associazioni e Camere di commercio. Come risulta dall’indagine Unioncamere nei parchi italiani, costruiti principalmente in aree private e storicamente produttive,queste imprese e questi operatori sono presenti nell’ordine delle decine di migliaia e sono una forza assolutamente essenziale al successo delle missioni dei parchi sia nel campo dello sviluppo compatibile che in quello della biodiversità e del paesaggio.
Si tratta in sostanza di far fare un passo avanti a tutta la rete, coinvolgendo di nuovo le regioni e gli enti locali, investendo e qualificando le politiche di coesione territoriali e l’utilizzo dei fondi europei per lo sviluppo rurale secondo un approccio che sia al tempo stesso di conservazione e competizione. Conservazione del capitale naturale del paesaggio e biodiversità, competizione rispetto all’apertura di circuiti economici anche internazionali, di prodotti materiali e immateriali, di imprese, lavori e servizi che ora possono essere creati proprio a partire dai territori rurali protetti.
Ai parchi e ai territori si può aprire così una prospettiva di rilancio. Al Ministero dell’Ambiente che ha riavviato questo processo spetta il compito centrale di cabina di regia, oltre che di stimolo e supporto, nella relazione con l’UNESCO, con i ministeri dei Beni Culturali e dell’Agricoltura, con le regioni e gli enti territoriali coinvolti.
Fausto Giovanelli
Intervento del presidente del Parco Nazionale alla Conferenza nazionale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare: ‘La Natura dell’Italia: lo Stato investe sull’Ambiente’. Roma, 11 e 12 dicembre.