( Sassalbo, 13 Marzo 2014 )Il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano e il Comune di Castelnovo ne’ Monti, in collaborazione con della Sovrintendenza ai Beni archeologici dell’Emilia Romagna e dei Musei Civici di Reggio Emilia, ha presentato a Castelnovo, durante un’affollata assemblea, un importante progetto culturale, la mostra “Antichissima Bismantova”, dedicata ai reperti archeologici rinvenuti nel corso degli anni a Campo Pianelli e abitualmente custoditi all’interno di Musei Civici. L’esposizione, che sarà ospitata nelle sale di Palazzo Ducale proprio a Castelnovo, aprirà i battenti ad aprile e resterà aperta per sei mesi, fino a novembre. «Il valore della mostra “castelnovese” sulle antichissime culture di Bismantova è di assoluta evidenza – afferma il presidente del Parco Nazionale, Fausto Giovanelli - Lo è senz'altro per gli appassionati e gli esperti di archeologia, ma lo è altrettanto per i moltissimi cittadini, locali e non, che non hanno esperienza di questa affascinante disciplina e tuttavia “sentono” con forza il richiamo del luogo, del nome e dell'unità di paesaggio chiamata Bismantova. Per il Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano - di cui Bismantova è parte a pieno titolo soltanto da pochi anni - questa mostra è un passaggio importante, perché mette a fuoco la profondità temporale, storica e antropologica dei valori di ambiente e cultura della Pietra. Non solo una bella cartolina, non solo una palestra di roccia, non solo un giardino fuori porta, non solo una montagna familiare, ma un insieme di valenze che millenni di storia hanno accumulato, che non sono sepolti e dispersi, ma presenti e ben riconoscibili qui e ora. Una dimostrazione di questo sentire comune è reso evidente dalla forte partecipazione che c’è stata in occasione della presentazione della mostra. Tanti cittadini, associazioni, come il CAI rappresentato dall’Architetto Giuliano Cervi della commissione scientifica, operatori del territorio e dirigenti scolastici. Nel confronto serrato, sono state fatte molte proposte, soprattutto in merito a eventi da organizzare a margine della mostra. Questa convinta attenzione da parte di tutti dimostra che il valore della Pietra è pienamente percepito, perché è percepita la sua valenza culturale centrata su 20mila anni di storia di civiltà. Non solo un forte simbolo identitario, ma un ‘monumento naturale’ che fa pare del vissuto quotidiano di tanti. La conservazione a lungo termine della Pietra di Bismantova come patrimonio nazionale italiano è affidata all'equilibrio dei diversi usi umani di ieri e di oggi e - ancor prima - alla conoscenza e alla consapevolezza di questa stratificazione di valori depositatisi in tempi geologici, preistorici, storici e moderni: geologia e archeologia, agricoltura e turismo, sport e cultura, letteratura e paesaggio, storia e spiritualità. Il Parco è chiamato a dare valore e continuità a questo patrimonio comune, per questo abbiamo intrapreso precorsi condivisi di rivalutazione dell'area agricola circostante cioè "la Bismantova"; di riscoperta del sentiero del Sasso Lungo e dell'anello intermedio; di rifacimento del Piazzale Dante e delle sue adiacenze come Porta del Parco, luogo di sosta, osservazione e conoscenza, non solo per auto, ma anche soprattutto per le persone e le famiglie; di realizzazione cartellonistica e arredi di punti info e centri visita con mappe e informazioni finalmente multi lingue. Queste sono le azioni già avviate da parte del Parco Nazionale. La mostra “Antichissima Bismantova”, che riscopre i primi insediamenti umani conosciuti nel sito, sicuramente darà evidenza al senso e al valore non effimero della conservazione della Pietra, nell'attualità del vissuto quotidiano di questa montagna frequentata e abitata, così come in una visione di più ampia prospettiva sul suo importante passato e sul destino futuro».
l’Assessore alla Cultura Francesca Correggi, ringraziando tutti quelli che hanno collaborato alla realizzazione della mostra spiega: "C’è davvero una attenzione particolare e che è innegabilmente collegata alla nostra identità territoriale verso il passato di Bismantova. Ho visto il grande entusiasmo legato alla ripresa degli scavi a Campo Pianelli nell’estate 2012. Entusiasmo e sostegno che ci hanno portato ad investire tempo e risorse, in un momento in cui non ve ne sono molte, sul progetto di questa mostra. Conoscere la nostra antichissima storia significa apprezzare le nostre radici, valorizzare il territorio e proporlo in modo migliore. Una mostra che vuole essere anche uno strumento, che ci auguriamo vogliano cogliere i cittadini, le associazioni, le scuole, collaborando a creare eventi collegati ed opportunità di valorizziazione”.Infine, grazie all’archeologo Iames Tirabassi è possibile ripercorrere a grandi linee le testimonianze che ricostruiscono la lunghissima storia della frequentazione umana su Bismantova: “Campo Pianelli era sicuramente un sito strategico, ai piedi della Pietra, che poteva essere un rifugio sicuro in caso di emergenza, ma in un punto dove c’era l’acqua, che sul pianoro sommitale non c’è. E’ possibile che l’abitato collegato alla necropoli inizialmente contasse circa un centinaio di persone. Il primo insediamento, collegato agli oggetti più antichi rinvenuti, risale alla fine dell’età del rame (2500 Avanti Cristo) e nello specifico alla cosiddetta “Cultura del bicchiere campaniforme”. Poi si nota l’esistenza di un villaggio più esteso nell’età del bronzo,(fino al 1200 A.C.), che perdura per almeno 3 secoli su buona parte del pianoro. Abbiamo rinvenuto tracce di capanne, delle quali una trovata anche negli scavi del 2012. Si tratta delle stesse popolazioni che costruivano le Terramare in pianura. Quando agli inizi del XII sec AC questa popolazione va in crisi, anche Campo Pianelli cessa di esistere come sito di sepoltura. Poi dopo un secolo – 150 anni, viene impiantata una nuova necropoli, di un abitato che non sappiamo dove sia, che presenta reperti fino al IV secolo AC. Si tratta di sepolture riconducibili alle civiltà Etrusca e Ligure, che non sono comunque ben definibili e sembrano il risultato di un intreccio tra queste due culture. Poi verso il IV secolo anche questo abitato si interrompe”.