Il biologo Armando Piccinini con alcuni collaboratori, a Monchio delle Corti, ha inserito un microchip in oltre 170 trote d’allevamento per conto del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano. «Le trote scelte sono dei riproduttori – spiega il biologo – Lo studio che abbiamo intrapreso ci permetterà di studiarli, identificarli e di avere maggiori informazioni su di loro e sulla loro genetica. In questo modo potremo arrivare a capire quali sono i migliori incroci per la riproduzione e il successivo ripopolamento del fiume Enza e degli altri importanti corsi d’acqua. Conoscere le caratteristiche dei pesci, infatti, consente di far nascere trote con maggiori probabilità di sopravvivenza in natura».
Il chip di circa 12 millimetri per 1 millimetro di diametro viene iniettato sottocute una volta che il pesce è anestetizzato. Inserito il chip, la trota viene posta in una vasca dove, grazie al movimento dell’acqua, si risveglia. Le trote d’allevamento vivono in vasche naturalizzate, del tutto simili all’ambiente naturale.