AMBIENTE, IL NOSTRO CAPITALE

( Sassalbo, 05 Giugno 2014 )

Quanto ci costano i Parchi? La domanda è legittima e la risposta è facile: costano lo zero virgola zero, zero, zero x del PIL...numeri alla mano,costano davvero poco. 

Ma la domanda più importante è un'altra. E cioè: quanto  ci rendono i Parchi? E poi:quanto valgono i loro servizi gratuiti e i servizi della natura? Quanto incide il capitale naturale sul nostro benessere? E ancora quanto grezza e parziale sarà la scienza economica, finche non saprà fare bene i conti della natura e con la natura?

Davide Marino, ha scritto per Franco Angeli un libro dal titolo: “IL NOSTRO CAPITALE: per una contabilità ambientale dei Parchi Nazionali italiani". Dovrebbero leggerlo quelle persone che sanno domandarsi solo quanto costano i Parchi. Spesso sono gli stessi che si chiedevano e ancora oggi sono rimasti a chiedersi "quanto costa l'ambiente", senza vederne il valore.

Oggi, 5 giugno 2014, a 42 anni dalla storica Conferenza ONU di Stoccolma, quella domanda suona retrograda e assurda. Perché la domanda che gli economisti si pongono oggi è di segno opposto: quanto vale l'ambiente? E quanto costa non tenerne conto? Le risposte sono diverse tra di loro. Ma nessuno più nega il valore economico - oltre che culturale e umano - degli equilibri della natura.

A oltre 40 anni dall'avvio del Programma Ambiente dell'ONU (UNEP), il problema è ancora di attualità assoluta. Se possibile ancora più attuale. Ma è anche vero che la cultura, le politiche e le istituzioni dell'ambiente, i Parchi tra queste, sono diventate 100, 1000 volte più credibili, più forti.

Allora c'erano alcuni studi, alcuni studiosi, alcune associazioni (quasi sempre negli USA e nel Nord Europa ),minoranze delle minoranze. Punto e basta.

Oggi ci sono in tutto il mondo trattati internazionali per l'ambiente, in tutti i Paesi leggi, ministri e agenzie per l'ambiente, in tutte le regioni e le città assessori, uffici, piani e agende sull'ambiente, ovunque  istituzioni culturali, fondazioni, corsi di laurea, case editrici, associazioni di volontariato,  ricerca.

L'idea dello sviluppo sostenibile si è affermata prepotentemente come orizzonte necessario della politica di questo XXIº secolo. Orizzonte necessario, ma anche rebus a soluzione tutt'ora incerta. Comando e controllo, incentivi e sanzioni, azioni di conservazione, piani e programmi, educazione ambientale, ricerca scientifica, innovazione tecnologica, hanno risolto molti problemi. È rimasto però irrisolto il problema di fondo: da un lato c'è una capacità di carico dello spazio della vita (biosfera) che ha dei limiti definiti, dall'altro un’umanità così numerosa e potente da poterli superare e frantumare fino alla distruzione.

Così l'esercizio della responsabilità individuale e collettiva verso l'ambiente è entrato nella sfera dell'etica e della politica. L'assunzione di stili di vita congrui e consapevoli è un avanzamento di civiltà necessario.

L'equilibrio tra ambiente, socialità ed economia può  dare sostenibilità alla convivenza di miliardi  di esseri umani sul pianeta. Ma serve un "quarto pilastro". Servono istituzioni per la sostenibilità.   E stanno crescendo, sono cresciute. Ma non bastano e non basteranno neppure queste se la libertà, la creatività, la ricerca del superamento del limite, proprio della natura umana, non saranno praticati insieme con l'esercizio della responsabilità.

I Parchi sono parte di questo "quarto pilastro”della sostenibilità: sono istituzioni, natura protetta, beni comuni, beni culturali, presidio di valori civili. Concorrono alla conservazione e sono luoghi e soggetti promotori di consumi attitudini e stili di vita più sobri,ma non più poveri, più intelligenti e per questo più umani: testimoni attivi del senso di questa Giornata mondiale dell'ambiente.

Fausto Giovanelli

presidente del Parco Nazionale Appennino Tosco Emiliano

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