Performance degli ‘0+0’
( Sassalbo, 24 Luglio 2014 )Nell’ambito del festival di land art "Arteumanze 2014: sentieri di umane e reg(a)le natura tra l'Abetina e Ludovico Ariosto", sabato 26 luglio al Rifugio Segheria nel cuore dell’Abetina Reale, alle 15.00 si potrà assistere alla performance di Debora Romei in collaborazione con la fotografa Sabrina Fontanili, "Tentativo di fare un segno diritto di "0+0". Riprese video di Benedetto Valdesalici.
Accade nella vita di desiderare fare almeno una cosa bene , puo' essere imparare uno stile di nuoto alla perfezione , imparare un "mestiere" o può essere anche semplicissimo e banale come pelare bene una mela sfidando le regole di spessore e gravità con un unico taglio una unica pelle. A volte capita di voler lasciare un segno diritto anche in un ambiente naturale e naturalmente inadatto.
“Il tentativo di fare un segno diritto, realizzato dagli “0+0”, si è svolto così: 0lei camminava verso 0lui e viceversa entrambi, srotolando una fascia bianco-rosso da recinzione dei cantieri, più volte, senza evitare di scontrarsi, in modo da costruire un’architettura di segni, nel tentativo utopico ed eroico di fare un segno dritto in uno scenario – il bosco - inadatto e appunto per ciò dimostrativo degli sforzi che si fanno nell’arco della vita di realizzarsi in quanto entità singola e di coppia o di identità in relazione. Il comportamento dei performer mette in luce ragione/follia in un’esecuzione fatta di destrezza/ maldestria, lentezza/velocità, in una lettura di superamento del proprio io in relazione con l’altro. Un segno anche bello che provvede a dare un nome agli “zero+zero”, non ha funzione, inadatto al luogo, giustificato nel semplice fatto di essere “nato” per definire l’incontro di due punti”
Abbiamo chiesto alla stessa artista Debora Romei di offrirci uno sguardo sulla performance. «Cosa di meglio nel tentare di fare un segno diritto in un posto che per sua natura ne impedisce la realizzazione, ogni tronco ne diverrà un ostacolo. A me questo interessa: tentare di superare i limiti e affrontare le utopie; è l'atteggiamento eroico di Cervantes nel Don Chiscotte, ma anche dell'artista Christo che impacchetta le scogliere e i monumenti, e di Italo Calvino che fa creare l'universo e i segni delle costellazioni al suo personaggio inventato "qfwfq" nelle cosmicomiche.... Anche io voglio pensare che si possa tentare di costruire un senso all'essere in relazione a un'altro in un posto inconsueto e con mezzi come il nastro edile che viene utilizzato per recintare le zone in costruzione, ma che viene anche utilizzato per superare un punto di arrivo come di una gara podistica. Quindi un nastro simbolico di limitazione, ma anche di superamento dei legami che comunque nella vita vengono a crearsi, tra amanti, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, tra colleghi, e tra amici, e quanto ci si può scambiare ed avvinghiare o vivere armoniosamente in quel segno che parte da un punto ed arriva ad un'altro dipende da noi e dal nostro essere nel mondo. Questa performance può essere ripetuta all'infinito ed essere sempre diversa, la somma dei segni diventerà una costruzione assenza. Poiché non è ecologica non può essere permanente e per forza di cosa da segno diventa sottrazione di segno. Una volta smonta ne resterà a testimonianza soltanto la scheda tecnica sul luogo della performance e un video breve, breve almeno quanto il racconto nella raccolta ‘Sentiero 506’ che ne dà fondamenta».
Debora Romei
Nasce a Castelnovo nè Monti (RE) nel 1970. Si è diplomata nel 2000 presso l’accademia di belle Arti di Bologna. Tra le sue mostre personali: Passion fruits (Milano 2004), Sognai la mia genesi (Reggio Emilia 2006), Il terzo occhio (Salerno 2007), La fortuna del baco di seta (Castelnovo ne’ Monti 2013). È stata assistente di Sol LeWitt nella realizzazione del progetto Whirls and twirls 1, Wall Drawing # 1126 nella Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia. Per la “collezionemaramotti” ha realizzato l’opera di Mimmo Palladino “Cimento” (2007). Oltre ad altre collettive, nel 2008 ha partecipato alla seconda Biennale di Smirne e nel 2009 alla Biennale IBC Emilia-Romagna