L’economia dei Parchi resiste meglio alla crisi
( Sassalbo, 17 Settembre 2014 )I Parchi Nazionali italiani e le Aree protette danno valore aggiunto alle imprese dei loro territori che, in questo modo, riescono a fronteggiare meglio la crisi. Lo dimostra il rapporto 'L'economia reale nei Parchi Nazionali e nelle Aree naturali protette' del ministero dell'Ambiente e di Unioncamere, presentato a Roma. Secondo il documento tra il 2011 e il 2013 il valore aggiunto prodotto dalle imprese nei Parchi è diminuito dello 0,6%, mentre nel resto d'Italia il calo è stato molto maggiore, dell'1,8%. I dati, però, non sono omogenei su tutto il territorio nazionale: ''effetto parco' non riguard il Mezzogiorno.L'analisi condotta da Unioncamere, istituzione sicuramente competente e oggettiva rispetto alle lettura dei dati economici del Paese, individua i Parchi come territori che offrono maggiori opportunità di sviluppo.
"Le aree protette costituiscono un grande laboratorio di nuove pratiche innovative e ecocompatibili - ha affermato il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanelli - un polmone verde che, negli ultimi anni, è al centro di un interessante risveglio socioeconomico."
"Ho partecipato alla presentazione del rapporto che si è svolta a Roma - ha raccontato Fausto Giovanelli, presidente del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano - Questi dati statistici sono molto interessanti, ma vanno sempre letti attentamente. In particolare per Parchi come il nostro i valori non sono rappresentativi perché la perimetrazione penalizza la valutazione statistica ed è da ostacolo ad un'attenta misura degli aspetti economico sociali dell'attività di Parco. Sono le imprese stesse che dicono che il Parco non è come si è paventato, un svantaggio, ma un valore aggiunto. Adesso ci sono molti numeri che lo dimostrano e mettono la parola fine ad anni di polemiche pretestuose contro i vincoli dei Parchi".
Dallo studio emerge, infatti, che nei Parchi c'è una presenza di imprese giovanili e femminili più alta della media nazionale. Complessivamente nei 23 Parchi Nazionali italiani operano 68 mila imprese. Il tasso di imprese giovanili è del 13,1% contro l'11,1% nazionale, mentre quelle femminili sono il 26,8% contro il 23,6%. Proprio il 'processo di ritorno' dei giovani, spiega il rapporto, ha rallentato lo spopolamento del territorio, con una presenza di under 30 del 31,2%, superiore alla media nazionale che è del 29,4 con punte del 38% in alcune aree del Meridione come il Vesuvio e il Gargano. In queste aree la densità delle imprese è di 9,7 ogni 100 abitanti contro 10,2 della media nazionale.
"Coniugare la conservazione della natura e la crescita di un'economia che pone l'ambiente come cardine del suo sviluppo - ha affermato il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti - rappresenta un passo oggi quanto mai necessario."