Mondiale del fungo il giorno dopo

di Fausto Giovanelli

( Sassalbo, 06 Ottobre 2014 )

Per un week end di presunto "fuori stagione", trecento partecipanti da tutta Italia e il “tutto esaurito” negli alberghi e ristoranti di Cerreto Laghi sono un fatto inedito e importante in sé.

Ma chi ravvisa in questo solo il successo di una manifestazione folcloristica coglie solo una parte della verità. E perde di vista la sostanza del valore, dell’idea e dell’iniziativa del nostro casalingo "mondiale".

In realtà il "mondiale funghi", al di là della passione e dell’autoironia che l’hanno accompagnato, ha prodotto un’esperienza di valore soprattutto sotto il profilo della ricerca e sviluppo di moderni circuiti economici per l'Appennino.

I porcini e i boschi protagonisti al Cerreto non sono più quelli dei tempi di cappuccetto rosso che  raccoglieva funghi, per la famiglia tra gli alberi attorno a casa. Ne includono il sapore  fiabesco e naturale, ma esprimono anche un fascino attuale, diverso e lontano dalle favole, che attrae oggi, e a migliaia, gli abitanti delle città verso i boschi e la montagna: con una grande forza, tale che sembrano passare assolutamente in secondo piano le sofferenze per le distanze, le curve e le buche che, in altri contesti, sembrano ostacolo insuperabile per raggiungere l’Appennino.

Quello che si è aperto col “Mondiale” è un vero e proprio moderno circuito economico di turismo di tipo naturalistico ed esperienziale: siamo lontani dai funghi di cappuccetto rosso, ma anche oltre la raccolta funghi delle leggi e “dei tesserini”, con le pur importanti rendite per le modeste entrate pubbliche del territorio. In questa circostanza la passione per la raccolta funghi filtra  direttamente attraverso il reddito di lavoro e d'impresa nel settore dell' ospitalità e della ristorazione in Appennino.

Nel passato la raccolta funghi da parte di chi veniva da lontano è stata considerata dai residenti quasi un’attività di rapina, appena temperata dal pagamento del tesserino. Ora – fermi restando i legittimi diritti dei residenti e ancor prima dei proprietari dei boschi – si aprono prospettive di messa in valore di questa risorsa naturale e stagionale per un intero, non secondario, settore dell’economia del crinale. 

E’ il momento di riflettere ulteriormente: ciò che vale per i funghi, fatte le opportune differenze, potrebbe valere anche per i mirtilli, per le castagne, per la cacciagione e persino per i colori del bosco.

Alcuni anni fa, nel programma di start up del parco nazionale abbiamo proposto il tema di valorizzare tutte e 4 le stagioni e in questo contesto abbiamo proposto lo slogan 'Autunno d’Appennino'.

Dalle tradizionali feste della castagna, ai nuovi soggiorni studenteschi, al menu a km zero, al safari fotografici per il foliage e -adesso- al mondiale Funghi, si può osservare che l’Autunno d’Appennino sta diventando una iniziativa di ricerca e sviluppo molto promettente, ancora limitata nei luoghi e nei tempi, ma con la concretezza di un’idea che è già diventata realtà.

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Un parco tra Europa e Mediterraneo

L'Appennino che si innalza tra il mare di Toscana e la pianura dell'Emilia, respira le arie dell'Europa e quelle del Mediterraneo.
Il Crinale corre sul filo dei 2000 metri.
È un sentiero, sospeso tra due mondi che nelle 4 stagioni cambiano, ribaltano e rigenerano i colori, le emozioni, i profumi e le prospettive.
Si concentra qui gran parte della biodiversità italiana favorita dalla contiguità della zone climatiche europea e mediterranea.
Oggi sempre di più sono turisti ed escursionisti, con gli scarponi, con i bastoni, con le ciaspole o i ramponi, con gli sci e con le biciclette. Ognuno può scegliere il modo di esplorare questo mondo, da sempre abitato e vissuto a stretto contatto con la natura e le stagioni che dettano ogni giorno un'agenda diversa.

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