L’8 gennaio a Geo si racconta un viaggio dal Mare all’Appennino
( Sassalbo, 04 Gennaio 2016 )L’8 gennaio su Rai 3 nell’ambito della trasmissione Geo, in onda dalle 16.40 alle 19, nella rubrica " i film di Geo", andrà in onda ‘Sulle ali del marino’, film documentario della durata di 41 minuti, girato nei luoghi dei Parchi Nazionali dell’Appennino Tosco Emiliano e delle Cinque Terre con una particolare attenzione ai rapporti che legano questi territori tra loro, mosso dalla stessa idea che ha dato origine al progetto strategico ‘Parchi di Mare e d’Appennino’!
Regista e autore del film Ginetto Campanini al quale abbiamo chiesto qualche suggestione “L’idea è di un volo dell’immaginazione che sulle ali del " marino" , dal Mare Ligure sorvolando l’Appennino arriva alla Pianura Padana. Un viaggio che a terra percorre le antiche vie del sale, i sentieri e i tratturi storici”.
Che cos’ è il "Marino"?
“ Il Marino è il vento che nasce dal mare sotto la costa ligure: una brezza d’aria umida e salata. che passa tra le pinete del versante che guarda il mare e si arricchisce di aromi, poi risale il crinale dell’Appennino Tosco-Emiliano e sulle cime dei monti si libera dell’umidità. Infine secco e leggero, scende verso la pianura”.
Il lungometraggio quindi inizia sul mare del Parco nazionale delle Cinque Terre?
“Certo, stiamo navigando su una barca da pesca lungo la costa delle 5 Terre dove la pesca è ormai in disuso: il turismo ha trasformato la vita di questi luoghi e i pescatori si sono adattati alle nuove attività turistiche.
Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza, Monterosso visti dal mare sono unici. Addentrandosi sulla costa c’è Biassa, un piccolo paese sopra il porto di La Spezia, è qui viveva la vecchia figura del contadino – pescatore. Ora, non più contadini e non più pescatori, per gli abitanti è difficile conservare quel paesaggio della costa con i terrazzamenti e i muri a secco, con le viti che arrivavano così vicine al mare che si vendemmiava con la barca.
Non è spenta del tutto però la tradizione e la cultura dei cibi: della vignarola, del cappon magro, e nei paesini dell’interno i fuochi sono ancora accesi per la cottura sotto la campana o per fare i testaieu”.
Oltre le Cinque Terre viene raccontato anche un altro pezzo di Liguria
“La Val d’Aveto, terra d’emigranti è la valle dove è stata recuperata la Cabannina , una simpatica vacca da latte autoctona che rischiava di scomparire assieme al suo buon formaggio con il ginepro, stagionato sotto la cenere”.
Zigzagando si raggiunge il cuore della Lunigiana e i crinali del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano.
“Scopriamo Sassalbo, “il paese senza camini”, perché il fumo serviva per essiccare le castagne.
Salendo sulla cime dei monti dell’Appennino Tosco Emiliano, numerosi laghetti punteggiano di blu le praterie. Questi specchi d’acqua, residui dell’era glaciale, sono il regno di una meravigliosa creatura: la trota fario.
Dalla riva di questi laghetti, si potrebbe dire, che lo sguardo volge verso la Pianura?
Il marino scende e con i suoi aromi arriva sulle terrazze e nelle grandi stanze dedicate alla stagionatura ad asciugare i dolci prosciutti delle valli di Parma”.
Per una saggezza antica è qui che il Marino sposa l’Appennino.