L’uso del veleno è una pratica illegale molto diffusa in Italia. Solitamente scatenata da conflitti tra allevatori e predatori (volpi, lupi, orsi ecc.), oppure, tra mondo venatorio e predatori (che possono alimentarsi di specie cacciabili), da dissidi interni tra tartufai o tra tartufai e cacciatori. I bocconi avvelenati vengono, inoltre, utilizzati anche in aree urbane e peri-urbane per eliminare cani e gatti randagi o per l’insofferenza verso gli animali domestici dei vicini di casa, costituendo così un serio pericolo anche per la salute pubblica.
Sulla base di uno studio condotto dal Centro di Referenza Nazionale per la Medicina Forense Veterinaria dell’Istituto Zooprofilattico delle Regioni Lazio e Toscana, tra il 2005 ed il 2009 in Italia è stato accertata la morte per avvelenamento di 4.588 animali (tra selvatici e domestici) e lo spargimento di 2.188 bocconi avvelenati. Si tratta, tuttavia, di dati molto parziali che non comprendono quelli di regioni nelle quali i casi di avvelenamento sono piuttosto frequenti (Abruzzo, Sardegna e Sicilia).
“L’uso di bocconi avvelenati – spiega Giuseppe Piacentini comandante CTA - Corpo Forestale Dello Stato - è particolarmente virulento nelle zone frequentate da specie classificate prioritarie dalla normativa europea quali: il lupo (Canis lupus), l’orso marsicano (Ursus arctos marsicanus), il grifone (Gyps fulvus). Altre specie particolarmente vulnerabili sono il nibbio reale (Milvus milvus), il capovaccaio (Neophron percnopterus) e il gipeto (Gypaetus barbatus).
L’impiego di Nuclei Cinofili Antiveleno (NCA) è lo strumento indispensabile per conoscere la reale entità del fenomeno avvelenamenti, per prevenirne l'uso e limitarne le conseguenze. Ogni Nucleo è composto da un conduttore con uno o due cani. I cani degli NCA sono in grado di individuare e segnalare tutte le sostanze tossiche maggiormente utilizzate per confezionare i bocconi avvelenati (stricnina, pesticidi, ratticidi e altro)”.
I NCA operano effettuando sia ispezioni preventive, nelle aree reputate più a rischio, sia ispezioni di urgenza, su segnalazione del personale CFS o di altri soggetti istituzionali (Sindaci, Servizi Veterinari delle Aziende Sanitarie Locali, altri organi di polizia ecc.) in caso di rinvenimento di animali morti. Le ispezioni consentono di bonificare le aree interessate dal materiale tossico presente e di individuare, durante eventuali perquisizioni in edifici ed automezzi, altro materiale utile alle indagini di polizia giudiziaria.
Il Corpo forestale dello Stato è dotato di 11 nuclei cinofili antiveleno, dislocati nelle aree di maggior criticità, per un numero complessivo di 14 conduttori e 22 cani antiveleno. La rapida movimentazione dei nuclei, per le ispezioni sulle diverse aree di intervento, è garantita da idonei mezzi fuoristrada attrezzati al trasporto dei cani.
Nel Parco Nazionale del Appennino Tosco Emiliano, grazie al progetto LIFE M.I.R.CO-Lupo, lo strumento finanziario dell’Unione Europea per la salvaguardia della natura, sono state attivate mese di ottobre due Unita Cinofile Antiveleno del Corpo forestale dello Stato.
Alma, un labrador retriver di due anni e Loba, un pastore tedesco di un anno, acquistati dall’ Ente Parco Nazionale e forniti in comodato d’uso gratuito al Corpo Forestale dello Stato, inizieranno infatti a breve, con i loro conduttori, le perlustrazioni sul territorio del Parco finalizzate alla prevenzione e alla repressione degli avvelenamenti, un reato contro la fauna selvatica, e non solo, di particolare crudeltà.