Il nuovo libro di Armido Malvolti ambientato in Appennino
( Sassalbo, 30 Dicembre 2019 )Internet non ci basta più: è il decimo libro firmato da Armido Malvolti. Un romanzo scritto a sei mani. Con Armido, infatti, hanno creato due ragazzi di terza media: Laura Benassi e Alessio Vannini. Laura è di Castelnovo ne' Monti come Malvolti, Alessio abita a Prato. Protagonisti principali del romanzo sono due ragazzini di terza media: Miranda che abita a Castelnovo ne' Monti e Francesco che abita a Prato. Scrive il professor Claudio Santori all'inizio della prefazione. 'Non occorre avere cinque anni consecutivi di presidenza degli Esami di Stato nella Scuola Media (come è capitato a chi scrive, dopo la pensione da Dirigente Scolastico nel Licei) per apprezzare a fondo l'immersione in apnea nella realtà degli adolescenti millenial, operata dai tre autori di questo libro (due quattordicenni affiancati da un autore con una consolidata esperienza editoriale) decisamente intrigante e fresco come una ventata di primavera, che spinge lo scandaglio in profondità, ma con affettuosa partecipazione, su un mondo di ingenuità velleitaria, di ansie e smarrimenti, di gossip e di sogni, ma anche consapevolezza e determinazione". E più avanti scrive: "Il convergente e accidentato itinerario dei due fuggitivi veicola, d'altra parte, esaurienti, anzi esaustive descrizioni di luoghi indimenticabili e fascinosi dell'Appennino tosco-emiliano".
Già, l'Appennino! Come ha scritto Giovanni Guidotti in una pregevole recensione pubblicata dalla Gazzetta di Reggio, assieme a Miranda e Francesco il terzo protagonista del romanzo è proprio l'Appennino tosco-emiliano. Versante reggiano: Castelnovo ne' Monti, la Pietra di Bismantova, il Salame di Felina, il lago del Ventasso, le Fonti di Poiano, le cascate del Golfarone, la Val d'Asta, Civago. Il versante toscano, pistoiese e pratese: l'Abetone, San Marcello Pistoiese, Gavinana, i monti della Calvana e la città di Prato, adagiata proprio ai piedi della Calvana. L'Appennino scrigno di tante bellezze naturali e l'Appennino della gente che lo abita; le storie di oggi e la Storia con la M maiuscola; la quotidianità del vivere delle sue genti e gli eventi che ne caratterizzano le giornate in ogni stagione. Il Presidente del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano, Sen. Fausto Giovanelli, dopo aver letto il testo e averlo ritenuto meritevole, ha deciso di scrivere la postfazione che pubblichiamo assieme a questa nota. I due protagonisti si conoscono su internet, complice una foto scattata a Piazzale Michelangelo a Firenze durante il concerto di fine anno; dopo qualche tempo sentono che è giunta l'ora di passare dal virtuale al reale e decidono di fuggire di casa in bicicletta per incontrarsi. Inizia così un viaggio che da un lato li porta a immergersi nelle bellezze di un territorio unico, dall'altro alla scoperta di una parte significativa di sé stessi. Il libro, pubblicato dalle Edizioni Helicon di Arezzo, è distribuito in tutta Italia e può essere acquistato anche online.
Internet non ci basta più
Postfazione a cura del Presidente del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano
Sen. Fausto Giovanelli
Un viaggio, due viaggi, molti viaggi … per arrivare a uno dei primi appuntamenti della vita affettiva e sentimentale di due ragazzi, che si realizza in un luogo fortemente simbolico, sul crinale dell'Appennino di Emilia e di Toscana. Viaggi in luoghi vicini, nella bellezza di una natura e di paesaggi ancora da scoprire; viaggi in luoghi lontani già molto conosciuti e "griffati"; originali viaggi esperienziali e meno originali turismi di serie tra prefabbricati villaggi delle vacanze e feste paesane. Viaggi in epoche diverse, tra il tempo delle mele e quello di internet, attraverso l'adolescenza, tra amici e genitori, tra compagnie e famiglie che si adattano a un mondo che cambia in fretta. E soprattutto - e finalmente! – un viaggio nella contemporaneità del nostro Appennino.
L'Appennino, che è sempre presente, che è anch'esso un protagonista del romanzo, in questo libro non assomiglia proprio agli stereotipi di immobilità, abbandono, emigrazione, cui vorrebbe consegnarlo un odierno e spesso sdolcinato immaginario della nostalgia. C'è una sovrabbondante letteratura - anche social - di foto color seppia e di racconti della memoria che riflettono un meraviglioso passato. Un passato che non è quello vero; è un altro trasfigurato e mitizzato con i filtri dell'affetto d'appartenenza e delle memoria selettiva che d'istinto rifiuta di ricordare una miseria e una emigrazione, quelle sì, purtroppo tanto vere allora quanto oggi impensabili.
Questa diffusa "retrotopia" locale guardando così al passato, tradisce soprattutto una grande insicurezza del presente e la paura di affrontarlo.
Questo romanzo, scritto a più mani da autori di generazioni diverse, ha il merito di restituirci il presente del nostro Appennino. Entra nel quotidiano. Si nutre delle sue cronache di attualità. Ci racconta di un "partire e tornare" moderno, scelto dalle persone, molto diverso da quello - necessitato - del passato. Ci commuove con qualche ricordo ben strutturato, con qualche ingenuità, autenticità e freschezza di sentimenti, che si esprimono intrecciandosi con nuove tecnologie che determinano modelli di comunicazione e persino di vita.
Sono le esperienze e i percorsi di vita di adolescenti e ragazzi che crescono in questo Appennino contemporaneo, per niente separato e anzi più che mai immerso nel mondo.
Un libro così fa bene all'Appennino, alla sua gente, ai suoi operatori economici, credo anche ai suoi governanti di oggi, prima di tutto per i suoi contenuti. Aiuta l'Appennino a percepirsi, a riconoscersi in positivo, forse anche a individuare nuove opportunità imprenditoriali o esistenziali e, perché no, inediti approcci alla residenza e stili di vita.
I due versanti, per secoli connessi e drammaticamente disconnessi dalla modernità degli ultimi decenni, tornano a dialogo e frequentazione reciproci. Strumenti antichi e moderni come sono entrambi - la bicicletta e il cellulare - si prendono la scena lungo strade materiali e immateriali.
Ci sono ragazzi che immaginano, vivono e narrano un Appennino fatto di centri abitati vivi, di luoghi della natura, di relazioni personali, sociali e geografiche allargate con le città, che non hanno certo appreso nei racconti dei nonni.
Luoghi di grande bellezza, fino a l'altro ieri nemmeno considerati, vengono finalmente raccontati e interpretati nei loro valori naturali tanto apprezzati oggi; e vengono fissati in quel patrimonio durevole che è la produzione letteraria locale, a supportare scelte come l'istituzione di parchi o riconoscimento Unesco, che possono rimanere semplici etichette, se non riescono a filtrare oltre l'ufficialità, in una narrazione popolare condivisa.