- Tempo di percorrenza: 7 ore 30 minuti
- Difficoltà: E - Escursionistico
- Dislivello: in salita 950 m - in discesa 1200 m
- Segnavia: segnato 657 - 00 - 110 - 00 - 737 - 711A
- Tappa n.5 di Traversata Appennino Tosco-Emiliano
Si prosegue sul lato meridionale del lago, su traccia di sentiero che risale verso W il pendio dell'anfiteatro alla Sella del Monte Acuto 1722 m (0.30), al piede meridionale della vetta omonima 1756 m, raggiungibile con breve deviazione. Salendo verso un cippo di confine ottocentesco, si seguono i Segnavia 00 di crinale in dir. W in discesa graduale lungo la Costaccia, ampia spalla erbosa con vista sulla conca del Lagastrello.
Tutta la conca, con le sorgenti del T. Enza, sono dal XV secolo di pertinenza toscana, pur nel versante padano. A quota 1600 m c. si lascia la costa, percorsa dal sentiero 659A per la diga del Lagastrello, e si scende a sinistra, sempre sul sent. 00, che ora cala ripidamente prima su pascoli, poi al limite tra boschi di faggio e di conifere, fino alla Foce di Torsana 1339 m (0.50-1.20). Qui si incrocia un'importante mulattiera di valico (Sentiero dei Ducati, 659B a destra, 108 a sinistra), il sent. 00 aggira sulla sinistra il Monte Palerà (un'altra traccia lo aggira da N, segnata in bianco). Dopo un tratto in discesa nel bosco, si oltrepassano i ruderi di un alpeggio con una capanna circolare, poi sempre in quota si raggiunge il Passo del Giogo 1262 m (0.20-1.40), sovrastato dal M. del Giogo, ex-base NATO dismessa. Si segue a destra ora la strada asfaltata in discesa fino al Passo del Lagastrello 1198 m (0.20-2.00). Lasciamo ora i Segnavia 00 per scendere a sinistra lungo la strada provinciale verso la profonda valle del Taverone. Ma al primo tornante si segue a destra il sent. 110. Poco a valle si notano su un tornante i ruderi dell'alpeggio che sorse sul sito dell'Abbazia medievale dei SS. Salvatore e Giacomo di Linari, sorto sul un ramo della via di pellegrinaggio per Roma tra Parma e Lucca.
Si
risale la valle del Torrente Taverone di Tavernelle, tra castagni,
radure e infine faggi, fino a raggiungere il crinale appenninico alla
Foce Branciola o Banciola 1682 m (1.40-3.40), ampia sella segnata da un
doppio cippo confinario ducale fra tre Stati preunitari (Modena, Parma,
Toscana). A sinistra sul sent. 00 si sale al Monte Bocco 1790 m
(0.20-4.00).
Posto al vertice meridionale di un angolo del crinale,
il M. Bocco è costituito da un altopiano ondulato, cosparso di depositi
glaciali e arenarie affioranti, intervallati da vallette erbose, poche
ma sufficienti a richiedere un confine ben definito per i pascoli
contesi da sempre. Infatti sulla vetta troviamo un cippo confinario del
1894, ormai in epoca di massimo demografico per i paesi che vivevano di
pastorizia, che divide i comuni di Licciana e Monchio. Dalla vetta si
stacca verso S un crinale secondario che precipita con alcuni balzi in
fondo al Taverone, tra i borghi ben visibili di Taponecco e di
Tavernelle.
Con una serie di rialzi e depressioni, il crinale procede verso NW,
superando l'arrivo di una sciovia appena sotto il crinale a quota 1737
m c. presso il M. Uomo Morto. Superato un passo quotato 1730 m (a
destra si stacca una traccia di sentiero per il Lago Martini), si
toccacon brevi saliscendi il Passo Giovarello 1763 m (0.20-4.20) poco
marcato, ma storico punto di passaggio delle greggi lunigianesi dei
borghi di Apella e Varano, feudi estensi, verso il versante parmense.
Segue la salita al Monte Bragalata e al Monte Losanna 1856 m
(0.30-4.50).
Costituito da tre cime era Indicato su carte del XIX sec, come M.
Tèndola, e sulle odierne diviso tra M. Losanna (la vetta più alta,
quella W) e M. Bragalata (relegato all'anticima E 1835 m su cui si
trova un cippo confinario di fine ‘800 tra i comuni di Licciana e
Monchio), probabilmente per rispecchiare il differente toponimo
complessivo attribuito dai due versanti, Bragolata nel parmense e
Losara in Lunigiana. sull'altra meno evidente anticima orientale 1835 m
(quella chiamata M. Bragalata sulle carte IGM, e).Offre una vista
veramente vasta, ostruita solo ad W dal crinale del M. Sillara; non
raro è il volo elegante di rapaci, e sui suoi fianchi non è difficile
trovare le impronte e le fatte del lupo, tornato a frequentare
l'Appennino da qualche decennio. Dall'anticima centrale quotata 1855 m,
si stacca la dorsale del Tecchio dei Merli, che fa da confine anche fra
i comuni lunigianesi di Licciana e Bagnone (e un tempo tra i feudi di
Varano estense e Compione fiorentino): un buco rotondeggiante sulla
vetta fa pensare che qui non poteva mancare un termine ducale della
serie del 1828, fatta realizzare da Maria Luigia di Parma. Infatti una
Disposizione pubblicata a Parma il 7 gennaio 1829 descrive il
collocamento dei termini tra gli Stati di Parma e quelli di Toscana
pone il Termine 122 "sul crine del Monte, luogo detto Bragolata o
Losara (terzo di triplice confine)". Ritenendo che "triplice" non sia
da riferire alle tre anticime, ma al fatto che nell'enumerazione si
tratta della terza volta che un termine cade su un triplice confine di
Stato, in questo caso sulla cima centrale (Parma a N, Granducato di
Toscana a SW - territorio di Compione e Stati Estensi a SE - territorio
di Varano), abbiamo l'esatta prova che il cippo era stato posato qui,
poi divelto al dissolvimento dei ducati..
Segue la discesa al Passo di Compione 1794 m, la risalita all'anticima
SW 1840 m (detta La Nuda di Iera) e quindi alla vetta del M. Sillara
1861 m (0.50-5.40).
Punto
culminante dell'Appennino parmense, nessun monte lo sovrasta in tutto
il tratto appenninico verso NW fino alle Alpi Liguri dell'alta Val
Tanaro. Il panorama è quindi molto vasto, e impressiona soprattutto il
ripidissimo versante di Lunigiana, che precipita sulla valle del
Bagnone, i cui borghi più vicini sono 1300 m più in basso. Come su gran
parte del crinale la vista spazia nelle giornate limpide su tutto
l'arco alpino e prealpino centro-occidentale, sulla Corsica e le isole
dell'arcipelago toscano, sulle Alpi Apuane e l'Appennino settentrionale
fino ai colli fiorentini.
La ripida discesa dal Sillara porta,
passando presso un caratteristico "cairn", colonna cilindrica in
pietre, ad un passetto del crinale, dove nil sent. 00 volta a destra
evitando a vetta del M. Paitino, scendendo al Passo del Paitino 1765 m
(0.20, 6.00), posto tra le valli del Parma e del Cedra.
Abbandonato lo 00, si segue a destra il sent. 737 in discesa su un
tappeto di mirtilli interrotto da qualche fascia rocciosa. Dopo selle
successive, seguendo i confini della foresta demaniale Valparma, con
faticosi e suggestivi saliscendi tra salti di roccia, pietraie e un
laghetto stagionale, ridotto a torbiera, quasi sul crinale, si sale a
raggiungere la vetta della Rocca Pumaciolo 1714 m, e scendendo poi
nella faggeta alla Sella del Pumaciolo 1630 m (0.30-6.30): a sinistra
si scende nella faggeta ad alto fusto della Foresta Alta Val Parma. Ai
bivi i tiene a destra il Segnavia 737, poi a sinistra quello 711A, che
con discese successive tra piazzole di carbonaia e suggestivi e rari
esemplari di tasso (Taxus baccata) conduce alle rive del Lago Gemio
inferiore e al Rif. Lagoni 1341 m (1.00-7.30), costruito come base
d'appoggio dal Corpo Forestale e successivamente ristrutturato a
rifugio escursionistico.