- Tempo di percorrenza: 6 ore 30 minuti
- Difficoltà: E - Escursionistico
- Dislivello: in salita 1000 m - in discesa 850 m
- Segnavia: segnato 711 - 715 - 717 - 00 - 729
- Tappa n.6 di Traversata Appennino Tosco-Emiliano
Dal parcheggio del Rif. Lagoni 1341 m si segue il sent. che contorna la riva occidentale del Lago Inferiore (sulla destra guardando il lago), seguendo il Segnavia 711. Oltre una baracca da pesca si inizia a risalire lentamente la suggestiva faggeta ad alto fusto, scorgendo i colori del lago tra i tronchi. Una salita più ripida ci porta a costeggiare una serie di dorsi rocciosi levigati che a sx ci invitano spesso ad affacciarsi sui laghi e a sostare sulle superfici esarate e modellate dal ghiaccio, che al sole si scaldano piacevolmente.
I Laghi Gèmini (Gemio Inferiore e Gemio Superiore) sono i nomi un
po' antiquati di due perle dell'Appennino parmense comunemente noti
come I Lagoni, anche sulle carte ufficiali IGM. Incastonati in una
stretta valle glaciale e separati da una serie di gradoni di arenaria
montonata, lisciata e levigata da millenni di azione dei ghiacciai, si
trovano a quote diverse (1339 m l'inferiore, 1355 m il superiore). Se
la riva settentrionale del Lago Inferiore è lambito dalla strada
forestale Cancelli - Valditacca,, il Lago Superiore è di difficile
accesso persino a piedi, non toccato da sentieri segnati.
La
mulattiera, ben selciata dall'opera quasi centenaria
dell'Amministrazione Forestale, si inoltra tra bosco e radure, lungo
solchi erbosi che l'erosione selettiva dei ghiacci ha scavato tra le
dorsali rocciose arrotondate. A quota 1480 m c. si costeggia sulla dx
un ripiano torboso, antico laghetto in fase di riempimento (vi si
possono notare le foglie arrotondate della pinguicola, pianta
carnivora), e con una risalita in dir. W rimontiamo un gradone
morenico. Ad un bivio seguiamo a destra il sent. 715 per il Lago Scuro
1527 m, (0.50), uno dei più raccolti e suggestivi laghi della zona,
dominato dai balzi sudorientali del M. Scala. Il colore è dato anche
dalla profondità, che raggiunge i 10 m, e dal contorno di faggi, sotto
cui esce una sorgente non perenne.
Il sentiero continua a risvolte uscendo dalla faggeta e raggiungendo un
bel ricovero pastorale in pietra e poco sopra il Passo di Fugicchia
1669 m (0.20, 1.10), uno dei più suggestivi punti panoramici al di
sotto del crinale principale.
Si
domina dall'alto la valle del Parma di Badignana, ed in più si gode di
un'infilata della serie di creste successive, verso le valli del Cedra
e dell'Enza ad E, verso il M. Orsaro e la Cisa ad W. L'affilata cresta
S del M. Scala si presenta nella sua elegante veste migliore, meta
frequente di arrampicatori.
A sinistra il sent. 717 conduce al
vicino e curioso Lago del Bicchiere 1724 m (0.10-1.20). Si tratta di un
piccolo lago senza emissario, profondo meno di 1 metro, creatosi al
piede settentrionale del M. Matto dall'azione congiunta dell'erosione
glaciale e della giacitura degli strati di arenaria. Appena dopo il
laghetto si imbocca a destra il sent. Direto per il M. Matto, che
risale il valloncello glaciale poi un ripido versante esposto a N,
ricco in giugno di flora relitta alpina. Si giunge infine sul sent. 00
che a sinistra ci porta in breve in vetta al M. Matto 1836 m (0.40,
2.00).
Il versante lunigianese sprofonda in 1500 m di voragine, fino ai
minuscoli borghi dell'antico feudo di Treschietto, circondati da orti e
terrazzamenti ad ulivi, da castagneti e cerrete, come in una foto
aerea. Lontano, se l'aria è limpida, si scorge il mare, la Corsica e
l'intero arco alpino.
Si scende dal M. Matto tornando al bivio e proseguendo sul sent. 00 di
crinale verso NW, oltrepassando l'anticima quotata 1806 m, separata
dalla vetta da un perfetto circo glaciale sospeso in miniatura sulla
sx, sul versante quindi marino. Dopo il bivio per il Lago del
Bicchiere, voltiamo a sinistra (sempre sent. 00), dove una ripida
discesa conduce al Passo di Badignana 1680 m (0.20-2.20).
Fu uno dei valichi un tempo più frequentati dai pastori di Treschietto
per raggiungere ogni estate i verdi pascoli della Val Parma, ma anche
per commerci e contrabbando tra i due versanti, e da ultimo durante
l'occupazione tedesca per scendere oltre il fronte di notte o scambiare
scorte alimentari.
Ora il sent. 00 risale lungamente tra il versante emiliano rivestita
dalla faggeta e quello lunigianese, nudo e precipite, fino in vetta al
M. Brusà 1796 m (0.40-3.00), da cui si scende bruscamente al Passo
delle Guadine 1679 m (0.20-3.20).
La
importante mulattiera che vi transitava risaliva da Bosco il vallone
delle Guadine, ora di accesso vietato per la vasta Riserva naturale
orientata Guadine-Pradaccio, mentre in Lunigiana scendeva a Vico e
Bagnone (percorso segnato lungo il costone panoramico che scende a S
del M. Brusà). A destra il sent. 719 conduce direttamente al Lago Santo
in 1 ora, abbreviando notevolmente la tappa.
Da qui il sent. 00 ci
fa risalire una terza vetta, il M. Aquila 1775 m (0.40-4.00) cui segue
in discesa il Passo dell'Aquila 1700 m (0.10-4.10).
Detto anche di Vinova, da "Via Nova", in contrasto con una via più
antica, franata forse alla fine del Medioevo, che probabilmente saliva
al crinale più ad occidente, fu un valico importante per pastori e
contrabbandieri; ancora oggi permette un'agevole traversata
escursionistica tra la Val Parma e la Lunigiana. Anche da qui un
sentiero segnato scende a destra al Lago Santo in 45 minuti.
Ora è la volta di un'altra vetta, chiamata M. Aquilotto 1781 m, per
analogia con il precedente, cui pare gemello, anche se di poco più alto
(l'aquilotto è cresciuto… ma ci sono davvero aquile nidificanti qui
vicino, da cui è senza dubbio derivato il toponimo). Ora la discesa ci
porta alla sella del Marmagna 1735 m, ove a sx scende nel dolce vallone
prativo di origine glaciale il sent. 723 per il Lago Santo: può essere
un accorciatoia senza salire l'ultima vetta ( il sent. di discesa si
mantiene al centro del vallone, entrando poi nel bosco di faggi e
conifere, costeggiando la torbiera detta Padule del Capanno ed
inserendosi nel sent. 729).
Ora si sale la vetta del M. Marmagna 1852 m (0.50-5.00).
Una croce in metallo e una Madonna in bronzo segnano questa panoramica
vetta, la più frequentata senza dubbio di tutto il crinale dei laghi,
data la vicinanza e la semplicità dell'accesso dal Lago Santo. Un tempo
era probabilmente denominato Braiola, vista la cronaca della salita
della duchessa Maria Luigia di Parma nell'agosto del 1821, e vista la
definizione di Rio del Braiola del ruscello che discende a N dalla
montagna. Anche qui si può giungere dal versante lunigianese lungo un
crinale ripidissimo ed infido (descritto in una cronaca degli anni '20)
dal borgo di Rocca Sigillina nella valle del Caprio, ma è meglio
lasciare in pace l'unica coppia di aquile qui ambientatesi da alcuni
anni e che nidificano probabilmente su queste balze inaccessibili.
Scesi sempre verso W con il sent. 00 sull'anticima NW del Marmagna, un
tratto molto ripido scende poi ad una sella a quota 1693 m (con una
traccia di sentiero non segnato si può abbreviare il cammino anche qui
verso la sottostante Capanna Schiaffino, sul sent. 729 in 20 min.).
Risalendo ora la successiva ennesima vetta: M. Bràiola 1818 m
(0.40-5.40), posto sul vertice dello spartiacque che in Lunigiana forma
i Prati di Logarghena, e percorso da un ripido e aereo sentiero. Un
cippo confinario tra il Ducato di Parma e il Granducato di Toscana fa
parte della terminazione del 1828.
Ora si scende ripidamente alla Bocchetta dell'Orsaro 1723 m
(0.10-5.50), affacciata sull'ampia dolina tettonico-glaciale detta
Borra del Sale (evidentemente frequentata da contrabbandieri, le vie
del Sale ufficiali erano più basse e comode…). Ora si scende invece sul
versante parmense con il sent. 729, che sfiora la Capanna Schiaffino o
del Braiola 1610 m (bivacco sempre aperto) e volta a destra ad un bivio
a quota 1600 m (a sinistra il sent. 727 scende al rif. Lagdei) e
superata una selletta a quota 1632 m e le belle torbiere del Lago Padre
e del Padule del Braiola, si unisce al sentiero che scende dal M.
Marmagna e si arriva sulle rive del Lago Santo 1509 m e al rif.
Mariotti (0.40-6.30).
Fu costruito come piccolo ricovero dal CAI già nel 1882, per poi
ingrandirsi e rimanere per oltre un secolo un punto di riferimento per
alpinisti, scialpinisti ed escursionisti. Intitolato a Giovanni
Mariotti, presidente per oltre 40 anni del CAI parmense, oltre che
sindaco di Parma e senatore del Regno nei primi decenni del Novecento,
il rifugio fu ricostruito ed ampliato a diverse riprese: dapprima nel
1924 e nel 1929, per adeguarlo all'afflusso di escursionisti portato
dalla strada forestale Bosco-Lagdei. La guerra di Liberazione lo vide
teatro di un assedio nazi-fascista respinto da soli nove partigiani il
19 marzo 1944, ma occorse poi una nuova ricostruzione, cui seguì un
ultimo ampliamento negli anni '70, quando la nuova seggiovia da Lagdei
al Lago Santo portò un'ulteriore incremento di turisti, ed un altro
ampliamento negli ultimi anni.